Analizzare il momento dell'Atalanta significa, inevitabilmente, fare i conti con un passato ingombrante che continua a proiettare la sua ombra sul presente. Nel salotto di "Cose Scomode", il format di approfondimento in onda sul canale YouTube di AuraSport e condotto da Giorgia Rossi, si è acceso un dibattito intenso sulle difficoltà della formazione nerazzurra. Al tavolo, insieme a Michele Criscitiello e Carlo Pellegatti, la firma di Libero Fabrizio Biasin ha tracciato una disamina lucida e spietata della transizione post-Gasperini. Dal fallimento della parentesi Juric alle difficoltà iniziali di Raffaele Palladino, fino al nodo cruciale del rendimento dei singoli: ecco il pensiero del giornalista sulla complessa stagione della Dea. Ecco quanto evidenziato da TuttoAtalanta.com

La stagione dell'Atalanta sembra avvitarsi su se stessa, tra cambi in panchina e risultati che non arrivano. Quanto ha inciso, secondo lei, l'eredità tecnica ed emotiva lasciata da Gian Piero Gasperini su chi ha tentato di raccoglierne il testimone?
«Voglio essere chiaro su questo punto: credo che chiunque fosse arrivato dopo Gian Piero Gasperini avrebbe avuto una vita difficilissima, se non impossibile. È vero, Ivan Juric non è stata sicuramente una scelta azzeccata e i fatti lo dimostrano, avendo fallito il suo percorso a Bergamo. Tuttavia, il problema va oltre il nome del successore: chiunque si fosse seduto su quella panchina avrebbe dovuto affrontare un ostacolo quasi insormontabile, ovvero reggere il confronto quotidiano con i nove anni di un autentico maestro della panchina. Quel paragone è un macigno psicologico per chiunque».

Dopo la parentesi Juric, la società ha virato su Raffaele Palladino. L'impatto, però, non sembra aver dato la scossa sperata, almeno nell'immediato. Qual è il suo giudizio su questo nuovo corso?
«Adesso è arrivato Palladino, ma bisogna essere onesti: alla prima uscita, e lo ripeto, ha fatto male. Non posso nascondere che, personalmente, mi immaginavo un’Atalanta già posizionata a un livello superiore, capace di una reazione nervosa e tattica più immediata. Invece, le difficoltà persistono. Se guardo alla classifica e alle prospettive, in questo momento non me la sento di dire che questa squadra potrà arrivare in zona Champions League; faccio davvero fatica a crederlo osservando lo stato attuale delle cose».

Eppure la rosa non manca di qualità. Qual è, secondo lei, la differenza sostanziale tra l'Atalanta di oggi e quella ammirata nell'ultimo decennio? È solo una questione tattica o c'è dell'altro?
«Il potenziale dell'Atalanta resta importante, questo è innegabile. È una squadra che ha ancora tante cose da mettere nel motore, ma è evidente che queste risorse vadano risvegliate. Il nocciolo della questione sta tutto nel rendimento dei singoli: mentre con Gasperini tutti i giocatori rendevano costantemente più del loro reale valore, in una sorta di overperformance collettiva, in questo momento accade l'esatto opposto. Oggi tutti stanno rendendo un pochino meno del loro potenziale. Questa discrepanza, tra dare il 110% e dare il 90%, fa tutta la differenza del mondo nel calcio ad alti livelli».

Un'analisi che non lascia spazio a troppe interpretazioni: l'Atalanta è chiamata a ritrovarsi, non solo tatticamente ma soprattutto mentalmente. Secondo Biasin, la "magia" che moltiplicava il valore dei singoli sembra essersi dissolta, e il compito di Palladino sarà proprio quello di riaccendere un motore che, al momento, gira decisamente sotto giri.

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Sezione: Primo Piano / Data: Mar 25 novembre 2025 alle 21:38
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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