Victor Osimhen che domenica sera, al momento della sostituzione, spiega a Rudi Garcia perché non doveva sostituirlo è la fotografia di cosa oggi non funziona nello spogliatoio dei campioni d'Italia. Il centravanti nigeriano non solo si lamenta del cambio, ma passandogli di fianco gli spiega perché quel cambio non andava bene. "Due. Due. Due", gli indica ripetutamente con la mano. Per spiegargli che il Cholito Simeone andava schierato al suo fianco, non al suo posto.
Altrettanto polemico, ma meno esplicativo, fu una settimana prima Kvicha Kvaratskhelia. L'altro grande protagonista della conquista dello Scudetto sostituito nei minuti finali della sfida contro il Genoa (altro pareggio) si lamentò platealmente di un cambio che non capiva.
Citando vecchi adagi verrebbe da dire che la situazione è grave ma non è seria. Dall'undici di domani si capirà molto sulla direzione che intende intraprendere Garcia. Dovesse lasciare fuori Osimhen, darebbe allo spogliatoio un altro segnale forte nel tentativo estremo - forse già tardivo - di imporsi come leader dello spogliatoio. Dovesse invece schierarlo dall'inizio, sarebbe un consegnarsi allo spogliatoio. La direzione sembra più la seconda viste anche le concessioni fatte alla squadra in quel di Bologna per un gioco più spallettiano, ma in entrambi i casi le prospettive non sembrano rosee. L'impressione è quello di uno spogliatoio mai sotto il suo pieno controllo, nonostante l'ultimo tweet di De Laurentiis e un capitano come Giovanni Di Lorenzo che oggi più che mai tenta il ruolo di mediatore per salvare capre e cavoli.
Il Napoli di Rudi Garcia come l'Inter di Benitez?
In una intervista di qualche anno fa Marco Materazzi, uno dei leader dell'Inter del Triplete, commentò così l'avventura di Rafael Benitez sulla panchina nerazzurra: "Quando qualcuno cerca come strategia di cancellare il passato in qualche maniera io lo rispetto, ma se vedo che viene cancellato solo Mourinho mi incazzo. Mi metto di traverso. Se avessimo voltato definitivamente pagina col passato per me non ci sarebbero stati problemi, invece fu cancellato solo José".
Fu quello solo uno dei tanti attacchi a Benitez da parte dei suoi ex giocatori. Wesley Sneijder, un paio di anni dopo l'addio del manager spagnolo, si lamentò della sua confusione tattica: "Con Benitez cambiò il sistema di gioco: mi è capitato di giocare da centravanti, ho fatto anche l'ala sinistra. Mi mancava solo di fare il portiere..." Javier Zanetti, che da buon Capitano lo difese fino alla fine, negli anni ha poi dovuto confermare che Benitez saltò perché lo spogliatoio non aveva mai legato con lui.
Non sono mancate negli anni nemmeno le repliche di Benitez che, a sua volta, se l'è presa soprattutto con la società: "L'Inter mi promise l'acquisto di tre calciatori, avevo la loro parola. Mi riferisco a Kuyt, Mascherano ed Evra, ma non arrivò nessuno dei tre".
Massimo Moratti dopo il Triplete decise di non cambiare nulla, di dar credito a chi aveva appena conquistato una impresa storica. Fu quella la stessa linea adottata questa estate da Aurelio De Laurentiis, presidente di un Napoli protagonista lo scorso anno di un'altra clamorosa impresa. Non che uno Scudetto valga un triplete, ma vincere a Napoli il terzo Scudetto della storia del club - il primo senza avere in campo Diego Armando Maradona - è stato e resterà per sempre un capolavoro.
Succede però che dopo quel bel racconto l'allenatore Luciano Spalletti fa un passo indietro e quindi c'è subito da mettere mano al manico. Anche per non cambiare spartito tattico, De Laurentiis punta su Garcia. Che non era la prima scelta, né la seconda o la terza, ma per il presidente del Napoli la migliore possibile nel contesto che s'era creato lo scorso giugno.
Garcia arriva. E fin dai primi vagiti della sua nuova avventura ha come obiettivo quello di creare un solco tra la sua gestione e quella passata. Superarla più che assimilarla.
Inizia la stagione: non cambia il modulo, ma cambia presto il modo di costruire la partita. Di gestirla. Cambiano le trame offensive e meccanismi di gioco che prima del previsto da rodati si trasformano in incerti. Il black-out dell'Olimpico, il primo tempo di Marassi e poi la paura palesata negli ultimi minuti in quel di Braga sono stati tutti segnali di una squadra che, pezzo dopo pezzo, ha perso certezze che fino a qualche mese fa erano granitiche. Qualcosa s'è recuperato al Dall'Ara, ma solo per un ritorno al passato che chissà fino a quando sarà una soluzione.
Ma De Laurentiis non è Moratti: per ora nessun contatto con altri allenatori
Rudi Garcia oggi non ha in pugno lo spogliatoio. Tanti, troppi giocatori perplessi per una gestione che non ha una sua linearità, né una sua visione. C'è Di Lorenzo che sta provando ad aiutarlo nel comprendere le dinamiche dello spogliatoio, c'è De Laurentiis che domenica sera - subito dopo il pareggio di Bologna - ha pubblicato un tweet intriso di fiducia: "Ripartiamo da questa prestazione". Poche parole per esternare pubblicamente fiducia in un allenatore che s'è subito ritrovato al centro del dibattito. Che ha già diviso una piazza, tra chi chiede di dargli tempo e chi gli chiede di fare spazio.
La società per ora non è di quest'ultimo avviso. E del resto lo storico di De Laurentiis racconta di un presidente che da quando il Napoli è in Serie A ha cambiato allenatore a stagione in corso solo due volte. La prima con Donadoni, protagonista di un avvio di campionato da 7 punti nelle prime 7 gare. La seconda con Carlo Ancelotti, a seguito di una vera e propria rivolta nello spogliatoio contro la società, di un episodio che passò alla storia come l'ammutinamento post Napoli-Salisburgo.
A differenza di Massimo Moratti, che comunque in quell'occasione aspettò la vittoria del Mondiale per Club prima di silurare Benitez, De Laurentiis proverà in tutti i modi ad andare avanti con l'attuale allenatore visto anche il contratto biennale da 2.5 milioni di euro netti a stagione firmato poco più di tre mesi fa.
Chi sono i migliori allenatori oggi liberi sul mercato
Avanti nella difesa di Rudi Garcia, quindi. Almeno fino a quando non diventerà indifendibile per tutti. Avanti con Rudi Garcia con la speranza che la situazione possa migliorare, che anche gli episodi possano tornare a sorridere. La domanda però a questo punto è legittima: se nelle prossime settimane non dovesse cambiare il trend, su chi potrebbe puntare De Laurentiis? Chi c'è libero sul mercato?
Il nome più gettonato è uno e soltanto uno: Antonio Conte. Chissà se accetterà mai dovesse arrivare una chiamata dalla Filmauro, chissà se mai De Laurentiis asseconderebbe le sue richieste d'ingaggio, fatto sta che oggi per la piazza il suo nome è quello giusto per riportare entusiasmo e disciplina nonostante un assetto tattico che poco si confà a una squadra da anni abituata alla difesa a quattro. Gioca col 3-5-2 anche Igor Tudor, allenatore che in Italia ha già dimostrato di saper fare la differenza e ha parametri economici decisamente più alla portata.
Allargando lo sguardo al mercato internazionale, è oggi libero uno dei vecchi pupilli di De Laurentiis: Christophe Galtier, manager cercato questa estate ma anche dopo il trionfo col Lille. Irraggiungibile un profilo come quello di Zinedine Zidane, inaffidabile per i recenti risultati un allenatore come André Villas-Boas. Ci sono poi sul mercato Franck Lampard e Graham Potter, Julen Lopetegui, e Jesse Marsch. Nomi anche affascinanti, ma quanto tempo ci metterebbero per adattarsi a un nuovo campionato e a una realtà che ha bisogno di svoltare prima di subito?
La verità è che De Laurentiis ci penserà mille volte prima di avallare un cambio di allenatore, ma già il prendere in considerazione questo scenario sei partite dopo l'inizio della stagione fa capire qual è oggi il momento che sta vivendo il Napoli.
Autore: Red. TuttoAtalanta.com
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