Per lo spettacolo c'è tempo, adesso serve concretezza e fare molti punti per non tenere in gioco, o meglio tenere il più distante possibile, il nemico. La Juventus vista con il Bologna non ha brillato di luce propria ma ha portato a casa quello che doveva portare e si sta iniziando a plasmare per provare, quanto prima, un mini allungo stagionale. Forse non ci sono ancora i presupposti ma, certamente, la Juventus quest'anno non dovrà sbagliare quasi nulla perché la concorrenza non aspetta altro. Chi si aspetta gioco e champagne da Sarri dovrà attendere ancora un pochino ma, giustamente, allo Champagne oggi Sarri preferisce il pane. In Champions non si può sbagliare: serve una squadra affamata che non potrà commettere errori. L'obiettivo stagionale dei bianconeri è l'Europa, dando per scontato il consolidamento italiano. Errore, perché quest'anno per scontato non si potrà dare nulla. Comunque la squadra che Sarri vuole vedere quanto prima sta venendo fuori. Non si nota nei 90 minuti ma ci sono degli sprazzi dell'ex allenatore del Napoli. In attesa di vedere la mano, ci accontentiamo di qualche ditino. La Juventus, comunque, non ha problemi seri con la prima squadra, dove le cose ormai vanno quasi in automatico, ma una società come la Juve non si può permettere di rischiare di perdere la Primavera 1. Da quando a Torino hanno deciso di fare la squadra B si sono incartati. Danni tecnici e di immagine. Poi passa tutto in cavalleria perché ai tifosi e alla stampa interessa solo la prima squadra ma una analisi andrebbe fatta. La squadra B, finora, ha rimediato solo figuracce, non ha lanciato ragazzi e non è stata minimamente utile al piano di sopra. La società ha speso tanti soldi e sprecato energie, e oggi anche la Primavera risente di questo disastro organizzativo. Giocatori che prima giocano in serie C e poi, la settimana dopo, passano in Primavera. Calciatori presi sul mercato sperando di fare la squadra B si ritrovano in Primavera e via con il valzer degli errori e degli equivoci. Questa Juventus (la Primavera) non può rischiare di fare la fine del Milan che, solo pochi mesi fa, è retrocessa in Primavera 2. I giovani sono un patrimonio e la Juventus, con il nome che ha in tutte le categorie, non può permettersi simili figure. Meglio non farle le cose, per una società così blasonata, che farle male.
Due focus veloci sugli allenatori. Top e Flop. Rolando Maran si sta prendendo i complimenti di tutti ma la verità è che il calcio italiano si accorge troppo tardi di veri professionisti. Maran è dai tempi di Cittadella che continua a fare bene ma siccome è un allenatore poco mediatico non cattura le attenzioni di tifosi e grandi dirigenti. Parliamo, invece, di un profilo altissimo e una grande scuola. Persona seria, ottimo gestore di spogliatoio e allenatore di qualità. Il Cagliari, mai come quest'anno, ha investito sul mercato e Maran sta raccogliendo i frutti di quanto ha seminato. Merita una chance in una grande. Milan? Juve? Inter? No, partiamo dal gradino di sotto ma, prima o poi, una Lazio o Roma o Fiorentina la meriterebbe per quella che è stata la sua carriera; se nel calcio la meritocrazia vale ancora più dei nomi e dei titoloni. Simone Inzaghi, con 45 minuti di cuore e grinta, ha salvato il posto di lavoro. Walter Mazzarri, invece, sta deludendo le aspettative perché da uno così ci aspettavamo qualcosa in più da subito. La stagione è partita male in estate e non sta proseguendo sotto una buona stella. Il Torino gioca male ed è impacciato. Del vecchio buon Mazzarri c'è poco e anche il Presidente Cairo è scontento di come stanno andando le cose ma, forse, anche la società avrebbe dovuto fare un mercato diverso dopo la buona annata dello scorso campionato. C'è tempo ma il Torino deve sistemarsi in diverse zone del campo.
In questo spazio del lunedì non parliamo solo delle grandi, anzi, ci divertiamo anche ad analizzare le piccole realtà. Per un periodo, bello lungo, il Catania era la piccola che spaventava le grandi. In serie A ci stava e anche con onore. Tutti i giocattoli, prima o poi, finiscono di funzionare e a Catania le pile si sono scaricate proprio sul più bello. Era un miracolo del Sud. Torre del Grifo un centro sportivo splendido e una macchina di giovani talenti che partivano dall'Etna per arrivare a grandissimi livelli. Allenatori che prendevano Catania come un trampolino di lancio e poi spiccavano il volo. Mihajlovic, Giampaolo, Simeone, Montella, Maran giusto per fare qualche nome. Non si sbagliava un colpo. Il Presidente faceva il Presidente e Lo Monaco faceva il... Presidente. Era una coppia di fatto. Lo Monaco-Pulvirenti, una sola persona. Poi i disastri. Un litigio, durissimo e violento, senza aver mai avuto la certezza del motivo della lite. L'addio di Lo Monaco, gli arresti con i treni del gol e la discesa in serie C. Il ritorno di Pietro Lo Monaco è stato l'errore più grande della vita calcistica del Dirigente campano/siciliano. Non si torna mai dove si è fatto un capolavoro e non si può tornare a lavorare con un Presidente che hai amato e poi odiato. Se il piatto cade e si rompe bisogna comprarne uno nuovo. Inutile prendere la colla e raccogliere i pezzi dal pavimento. Da modello, il Catania oggi è diventato zimbello. Perdere 5-0 sul campo della Vibonese è la fotografia di un disastro societario, ancor prima che tecnico. I valori di Lo Monaco non sono in discussione ma la sua carriera avrebbe potuto e dovuto prevedere tutto... tranne un ritorno della sua amata Catania.
Autore: Redazione TuttoAtalanta.com / Twitter: @tuttoatalanta
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