Si dice che certi treni passano una volta sola nella vita e Simone Padoin (foto atalanta.it) ha deciso di salire su quel treno che da Bergamo lo porta a Torino, dalla prima della classe Juventus. A 28 anni è forse stata la scelta giusta. In fondo, pensiamoci, chi avrebbe detto no ad una proposta tanto golosa? Certo, questo interrogativo non cancella quello che i tifosi considerano il valore più importante da attribuire ad un calciatore: l’attaccamento alla maglia. Ultimamente ci siamo dovuti abituare a questo tipo di addii e sembra proprio che nessuno possa davvero essere considerato una bandiera, un punto di riferimento per la squadra, come avveniva spesso in passato.

Non è trascorso molto tempo da quando abbiamo dovuto dire addio a quel capitano ormai lontano nei nostri ricordi, quello che aveva tradito la città ormai diventata sua e quei tifosi che lo portavano in palmo di mano quasi come fosse un re. Oggi dobbiamo aprire di nuovo gli occhi su un addio che pesa e che sembrava impossibile quando lui stesso rassicurava tutti dicendo: “Per me sarebbe un bell’onore chiudere la carriera con questa maglia”. Chi poteva immaginare un finale così? La sua partenza ha fatto discutere, come era logico che fosse. Molti si chiedono come sia possibile questa sua scelta, proprio perché lo ritenevano la nuova bandiera dell’Atalanta, il capitano del futuro e che la sua presenza in mezzo al campo era fondamentale, anche vista la situazione difficile che quest’anno la squadra è costretta ad affrontare.

Qualcuno immagina che da un po’ quest’idea di lasciare Bergamo gli appartenesse, dichiarando di vederlo spesso “fuori partita” e di non riconoscerlo più come il Padoin di una volta. E’ forse la delusione a far da padrona a queste parole, ma tutti, o quasi, si sentono di augurare tanta fortuna al nostro 22 per la sua nuova avventura, sperando che questo saluto sia soltanto un arrivederci.


(juventus.com)
 

Sezione: La Dea in Rosa / Data: Gio 02 febbraio 2012 alle 17:00
Autore: Sabrina Pedersoli
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